Hai mai notato quei gioielli in resina trasparente che sembrano racchiudere piccoli mondi colorati? O quei ciondoli con fiori secchi e sfumature da sogno? Forse ti sei anche chiesto: “Ma come fanno a ottenere tutti questi effetti cromatici?” Ecco la risposta: basta colorare la resina epossidica con i giusti pigmenti o coloranti. Sembra una magia, e in parte lo è, ma esistono procedure precise per evitare disastri e ritrovarsi con una resina che non indurisce come dovrebbe. In questo articolo, passeremo in rassegna le tecniche fondamentali per tingere la resina bicomponente, vedremo quali prodotti usare e quali evitare, e scopriremo qualche trucco per ottenere risultati sempre più creativi.

Prima di iniziare: sicurezza e preparazione
Prima di tuffarti nel mondo della resina, c’è un aspetto che non devi sottovalutare: la sicurezza. La resina epossidica può essere irritante per la pelle e le vie respiratorie, e il contatto con gli occhi è da evitare a ogni costo. Quindi, mascherina, occhiali protettivi e guanti (preferibilmente in nitrile) vanno considerati alleati essenziali.
Inoltre, proteggi la superficie di lavoro: stendi della carta da giornale o utilizza un telo plastificato, così da scongiurare danni irreparabili a tavoli e mobili. Una volta che la resina si catalizza, rimuoverla può diventare molto complicato.
Perché colorare la resina?
La resina trasparente è stupenda già di suo, certo. Eppure, la possibilità di personalizzare i colori rappresenta uno dei motivi principali per cui tante persone si appassionano a quest’hobby. Vuoi creare un ciondolo con sfumature oceaniche e un tocco di glitter? O preferisci un colore pastello con un fiore secco racchiuso all’interno? Basta scegliere il pigmento e la tecnica più adatti, e la resina si trasforma in un materiale dal potenziale infinito.
Inoltre, ci sono situazioni in cui la trasparenza non è l’effetto desiderato. Immagina di voler realizzare una base opaca o ricreare un effetto marmorizzato: lavorare direttamente con il colore nella resina può semplificare e velocizzare il progetto, senza dover poi dipingere a posteriori.
Resina epossidica: cos’è e come funziona
La resina epossidica è un prodotto bicomponente formato da resina e indurente. Quando mescoliamo i due ingredienti in proporzioni precise (consigliate dal produttore), si innesca un processo chimico di polimerizzazione. In parole più semplici, la resina passa da uno stato liquido a uno solido e trasparente, in un tempo variabile che di solito va da 24 a 48 ore. Alcune formule richiedono più tempo per la polimerizzazione completa, soprattutto se l’oggetto è spesso e se l’ambiente non è abbastanza caldo.
Perché è importante rispettare le dosi?
Se sbagli a dosare indurente e resina, potresti ritrovarti con un pezzo appiccicoso che non catalizza mai, oppure che diventa fragile o scolorito. Quindi, tieni sempre a portata di mano una bilancia di precisione o un misurino graduato, così da rispettare con cura il rapporto indicato (di solito è 2:1, ma dipende dalla specifica marca). Solo dopo aver unito i due componenti nella giusta proporzione e mescolato bene, si passa alla fase del colore.
Come colorare la resina: passaggi fondamentali
Vediamo ora la procedura classica. La useremo come punto di riferimento, poi vedremo come adattarla a diverse tipologie di coloranti.
- Miscelazione iniziale: Unisci resina e indurente nelle quantità raccomandate. Mescola con movimenti lenti e regolari, meglio se usando una spatolina o un bastoncino di legno. Cerca di non incorporare troppe bolle d’aria.
- Aggiunta del colore: Scegli il tuo pigmento (liquido, in polvere, inchiostro a base alcolica, acrilico…) e versalo gradualmente nella resina. Inizia con poche gocce o un pizzico di polvere. Meglio andarci piano piuttosto che esagerare: se versi subito troppo, potresti compromettere la trasparenza o l’indurimento.
- Seconda miscelazione: Mescola di nuovo, con pazienza, finché non vedi un colore uniforme. Se il risultato è troppo tenue, aggiungi un’altra piccola dose di pigmento e continua a mescolare. Se invece vuoi una resina trasparente ma leggermente colorata, basterà davvero una goccia o due di prodotto.
- Rimozione delle bolle: È normale che si formino bolle durante la miscelazione. Una strategia per ridurle è lasciar riposare la resina qualche minuto. Se persiste ancora qualche bolla in superficie, puoi avvicinare una fiamma (di un accendino o di un mini cannello da cucina) per farle scoppiare. Fai però molta attenzione a non bruciare la resina o lo stampo.
- Colata nello stampo: Adesso puoi versare la resina nello stampo in silicone, nel vassoio o nel supporto scelto. Se intendi aggiungere inserti come fiori, glitter, conchiglie o altri elementi decorativi, questo è il momento giusto.
- Asciugatura: Lascia riposare la resina all’aria (secondo i tempi indicati sulle istruzioni) oppure, se utilizzi una resina UV, esponila alla lampada. In alcuni casi, potresti dover aspettare dalle 24 alle 48 ore per un indurimento sufficiente a estrarre il pezzo. Per una polimerizzazione definitiva, specie con resine epossidiche tradizionali, si consiglia di attendere almeno 7-15 giorni, conservando l’oggetto in un luogo asciutto e non esposto alla luce diretta del sole.
Quali coloranti utilizzare?
Eccoci a una delle domande più frequenti: “Che tipo di colorante posso unire alla resina?” In commercio, trovi una miriade di prodotti. Tuttavia, non tutti sono adatti. Alcuni possono compromettere il processo di catalisi, specialmente se contengono troppa acqua o oli. Ecco alcune soluzioni raccomandate:
- Vernici per vetro colorato: Danno un effetto trasparente, quasi come una vetrata. Ideali se vuoi mantenere la traslucenza.
- Vernici acriliche: Producono risultati più opachi e permettono effetti colata, marmorizzati o un semplice strato di colore coprente.
- Coloranti specifici per resina epossidica: Spesso venduti in piccole bottiglie o tubetti. Sono molto concentrati e ne bastano poche gocce per tingere l’intera miscela.
- Inchiostri a base alcolica (come Piñata): Perfetti per ottenere colori brillanti e trasparenti. Sono molto pigmentati, quindi vacci piano con le dosi. E la buona notizia è che se vuoi mescolare più colori, puoi creare sfumature e disegni sorprendenti.
- Pigmenti in polvere: Da quelli classici (terre naturali, ossidi) a quelli metallici o cangianti (tipo mica). Basta un pizzico per ottenere effetti perlati, dorati, argentati o addirittura arcobaleno. Attenzione, però: alcuni pigmenti non si sciolgono facilmente e rischi di ritrovarti con piccoli grumi. Meglio fare una prova preliminare.
Da evitare, invece, i prodotti a base d’acqua o di olio (ad esempio la vernice a olio). Potrebbero alterare la reazione chimica della resina, impedendo la corretta solidificazione o causando difetti superficiali.
Ultimo aggiornamento 2025-11-28 / Link di affiliazione / Immagini da Amazon Product Advertising API
Quanta dose di colorante?
La regola generale è di non superare il 5% del peso totale della resina. In altre parole, se stai preparando 100 g di resina (resina + indurente), aggiungi al massimo 5 g di colorante, altrimenti rischi di esagerare. E sappi che anche con molto meno si ottengono sfumature intense, specialmente se usi coloranti concentrati.
Gestire bolle d’aria e imperfezioni
Uno degli aspetti che più fanno impazzire chi inizia a lavorare con la resina epossidica è la formazione di bolle. Puoi ridurle adottando qualche accorgimento:
- Mescola lentamente, senza agitare troppo.
- Lascia riposare la miscela un paio di minuti prima di colarla.
- Una volta colata, batti leggermente lo stampo su una superficie dura per far salire in superficie le bolle intrappolate.
- Se necessario, utilizza un accendino o un mini cannello per scoppiare le bolle più ostinate.
Attenzione però: non avvicinare troppo a lungo la fiamma. Alcune resine possono ingiallire o bruciarsi se esposte al calore in eccesso. Meglio fare movimenti rapidi e a una distanza di sicurezza.
Consigli per evitare sprechi e fare prove di colore
Quando si lavora con la resina, conviene preparare sempre una piccola quantità di prova, soprattutto se usi un colorante nuovo. In questo modo, puoi testare la reazione e il risultato finale senza rovinare l’intero progetto. Hai presente l’ansia di scoprire che la resina non indurisce dopo aver creato un bellissimo ciondolo con fiori secchi? Ecco, meglio fare un mini test prima.
Allo stesso modo, se vuoi creare un oggetto di grandi dimensioni, come un tavolino con inserti colorati, è bene sperimentare le tonalità su pezzi più piccoli. La resina epossidica può essere un materiale costoso e difficile da smaltire se ne avanzi troppa.
Evitare errori comuni
- Dimenticare le protezioni: Non sottovalutare la mascherina e i guanti. La resina può irritare la pelle, specialmente se la manipoli spesso.
- Esagerare col colore: Troppi pigmenti possono compromettere la polimerizzazione. Limita la quantità al 5% del totale.
- Non rispettare i rapporti di miscelazione: Se la ricetta dice 2:1, non improvvisare. Un cucchiaio in più di indurente può fare la differenza tra successo e disastro.
- Dimenticare le bolle: Se rimangono intrappolate, rovineranno l’aspetto finale. Prenditi il tempo per sbarazzartene.
- Usare prodotti a base d’acqua o olio: Rischiano di bloccare la reazione chimica. Meglio prodotti specifici o inchiostri a base alcolica.
Finiture e consigli post catalisi
Una volta estratto il tuo oggetto dallo stampo, potresti volerlo rifinire. A volte si formano piccoli bordi o imperfezioni. Puoi limarli con carta vetrata (partendo da una grana grossa per poi passare a una più fine) o utilizzare una fresa leggera se hai un Dremel. Se desideri la massima lucentezza, esistono appositi prodotti lucidanti, ma assicurati di seguire le istruzioni e di non scaldare troppo la superficie con la lucidatrice.
Anche se la resina sembra asciutta al tatto, in molti casi ha bisogno di qualche giorno – o persino due settimane – per raggiungere la durezza definitiva. Lasciala riposare in un luogo ventilato, senza esporla al sole diretto. La luce solare può far ingiallire alcune resine, specialmente le più economiche.
Le applicazioni più diffuse
- Gioielli: anelli, ciondoli, bracciali, orecchini… Se ami gli accessori fatti a mano, la resina ti apre un mondo di possibilità.
- Pezzi d’arredo: tavolini con inclusioni di legno o pietre, sottobicchieri colorati, piccoli complementi decorativi.
- Quadri e pittura fluida: alcuni artisti utilizzano la resina epossidica su tele, mescolandola con pigmenti per creare quadri astratti e lucidi.
- Oggetti personalizzati: targhe commemorative, portachiavi, soprammobili con foto o simboli incastonati.
Conclusioni
Colorare la resina epossidica è un’esperienza affascinante e appagante. Bastano poche gocce di un buon colorante, un po’ di pazienza e una conoscenza di base dei materiali per dare vita a creazioni uniche. Certo, i primi esperimenti potrebbero non venire perfetti: potresti lottare contro bolle, difetti cromatici o tempi di asciugatura più lunghi del previsto. Ma proprio in questi piccoli ostacoli risiede parte del divertimento: migliorare di volta in volta, scoprendo nuovi effetti e tecniche.
Ricorda sempre di rispettare le norme di sicurezza (che non sono un optional) e di scegliere pigmenti compatibili per evitare brutte sorprese. Con un po’ di pratica, diventerai sempre più disinvolto nel dosare il colore e potrai realizzare progetti sempre più ambiziosi.
In definitiva, la resina epossidica offre infinite possibilità, dal semplice oggettino al grande pezzo d’arredo. Se ami il fai-da-te e la creatività, vale davvero la pena sperimentare con tinture e pigmenti, giocare con le trasparenze e lasciarsi stupire dai risultati. Magari, nel giro di qualche settimana, potresti ritrovarti a regalare collane personalizzate agli amici o a vendere gioielli online, valorizzando tutto ciò che impari con la pratica.
