In questa guida spieghiamo su cosa non attacca la resina epossidica.
Hai appena scoperto le meravigliose proprietà della resina epossidica e non riesci più a tenere a bada la creatività? Se la risposta è affermativa ma nonostante la frenesia sei rimasto coi piedi per terra quasi sicuramente ti starai chiedendo se esistano dei materiali sui quali la resina non attacca.
In effetti, hai ragione: se da un lato le proprietà praticamente universali della resina epossidica sono ben note a tutti, dall’altro prima di iniziare un progetto è essenziale conoscere quali lavori è possibile completare e quali no. Come si comporta la resina epossidica su superfici molto lisce? Una volta solida si stacca per bene dallo stampo o rischia di fondersi con esso? Cosa fare se nel lavoro sono presenti nastri adesivi e siliconi?
Le domande sul tema sono numerose: vediamo subito come si comporta la resina epossidica, così da trovare una risposta e avviare nuovi meravigliosi progetti senza imprevisti.
Chi lavora con la resina epossidica è alla continua ricerca di utensili e attrezzi con cui modellare questo stupefacente materiale. Stampi, timbri, oggetti di varie forme e dimensioni risultano spesso utili per dare forma ai progetti e alle idee più stravaganti. Ma quali sono i materiali migliori per effettuare un lavoro di qualità? Esistono delle sostanze capaci di fare staccare alla perfezione la resina così da non richiedere ulteriori interventi da parte dell’artista? Fortunatamente la risposta è affermativa. Ecco i principali
-Stampi in silicone e gomma
-Carta Cerata;
-Polietilene
-Sacchetti e contenitori di plastica
-Colla a caldo
-Nastro isolante
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L’elenco appena riportato non è da intendersi come completo, in quanto per forza di cose non include tutti i materiali ai quali non si attacca la resina epossidica. Nonostante ciò tuttavia, esso rappresenta un buon punto di partenza per procurarsi attrezzi e oggetti compatibili con un lavoro di modellatura e rifinitura della resina epossidica.
A ben vedere infatti, ciascun materiale possiede una o più proprietà capaci di interferire con l’asciugatura della resina. Vediamole subito più da vicino
Formine e Stampi in Silicone
Le forme in silicone sono spesso molto apprezzate tra gli artisti che creano piccoli oggetti come portachiavi, sottobicchieri, pendenti e altri gioielli ti dalla forma particolare. Al pari di numerosi altri materiali, anche il silicone utilizzato per la creazione di queste forme presenta vantaggi e svantaggi se rapportato all’uso della resina epossidica.
Nello specifico, scegliendolo non avrai molte opzioni a tua disposizione. Quasi sempre le forme in silicone non sono pensate per creare per oggetti di grandi dimensioni, come per esempio scrivanie o tavoli. Esse nascono con l’obiettivo di dare forma a piccole creazioni. Non a caso, uno dei settori nei quali sono più in voga è quello culinario, dove gli stampi sono utilizzati per fare il ghiaccio o piccoli dolcetti da forno.
Prima di sceglierli considera che la loro superficie non è sufficientemente liscia e “glossy” vale a dire antiaderente. Ciò significa che potresti ritrovarti ad usarle una sola volta e poi a doverle gettare via.
Nonostante ciò, le forme in silicone presentano numerosi vantaggi: sono piccole, leggere, economiche e ideali per piccole colate. Esse inoltre permettono di lavorare in maniera fluida senza dover correggere gli oggetti dopo la solidificazione.
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Carta Cerata
La carta cerata è una seconda soluzione piuttosto economica che se usata con un po’ di cautela permette di creare piccole forme o di coprire in modo efficiente una colata a bordo vivo.
Nonostante queste caratteristiche positive però, questo materiale potrebbe interferire in maniera diretta con l’asciugatura della resina epossidica, andando a creare sulla superficie di quest’ultima una leggera patina. Il prodotto finito dunque, non apparirebbe trasparente come dovrebbe ma piuttosto opaco, come appannato.
Inoltre, se non fissata adeguatamente la carta cerata non è in grado di rimanere stabile nella sua posizione. Attenzione durante la solidificazione dunque.
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Plastica
Siamo circa a metà del nostro viaggio per rispondere al quesito su cosa non attacca la resina epossidica e pertanto è arrivato il momento di dedicare qualche riga al materiale più utilizzato di sempre: la plastica. Questa sostanza multiforme, multicolore e soprattutto multifunzione è una delle più idonee per lavorare con la resina epossidica senza preoccupazioni. I contenitori realizzati in plastica sono infatti convenienti, facili da reperire ovunque e spesso già presenti all’interno delle abitazioni. Essi rappresentano una sorta di stampo già pronto che non aspetta altro che essere riempito di resina epossidica. Se vuoi sperimentare o creare oggetti 3D, la plastica è sicuramente una delle scelte migliori.
A perderci in questo caso è nuovamente la creatività, in quanto scegliendo un contenitore presente in casa non potrai che ottenere la forma disponibile, senza nulla di più.
Polietilene
Le plastiche in polietilene sono materiali di qualità superiore. Al contrario di quanto finora visto per altri materiali come il silicone, esse risultano riutilizzabili e molto, molto più resistenti. Non a caso, gli appassionati di resina epossidica consigliano di usarle per realizzare stampi per tavoli e altri oggetti di grandi dimensioni. Questa variante di alta gamma della plastica è apprezzata da molti professionisti nella creazione di tavoli in legno e oggetti di design. Scegliendo il polietilene, otterrai sempre e comunque le dimensioni desiderate e una struttura dall’eccellente robustezza. Ma veniamo ora agli inevitabili svantaggi connessi all’uso di tale materiale. Prima di tutto, il polietilene è una variante relativamente costosa della plastica. Questo lo rende poco adatto a chi ha bisogno di realizzare progetti grandi ma ha un budget limitato. Inoltre, il polietilene potrebbe richiedere un po’ di tempo per comprendere quale sia la sua giusta densità.
Colla a caldo
La colla a caldo è comunemente utilizzata per riparare crepe e fori e per realizzare da zero degli stampi. Sfortunatamente però, essa non può essere impiegata da sola. Il suo scopo principale è quello di essere da complemento ad altri materiali: solo così potrà donare risultati soddisfacenti.
Inoltre, se impiegata in modo errato, la colla a caldo potrebbe risultare difficile da rimuovere da superfici ruvide come legno o altre plastiche, oltretutto aumentando il rischio di lasciare impronte indesiderate sull’oggetto.
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Conclusioni
La resina epossidica liquida si attacca a quella già indurita? La risposta è affermativa, ma solo se il progetto viene avviato in modo corretto. Il requisito preliminare per creare un legame chimico tra la resina epossidica ancora fresca e la resina epossidica già indurita è quello di procedere preventivamente con una accurata carteggiatura di tutte le aree interessate.
Per creare con successo un progetto in questo modo, il consiglio è di prendere una levigatrice e passarla con carta abrasiva da 180 su tutte le zone che dovranno ospitare le colate del nuovo materiale. Dopo aver reso dure le pareti e le altre parti dell’oggetto, dovrai assicurarti di pulire accuratamente la superficie da residui solidi polverosi o da qualunque altra sporcizia. Solo in questo modo permetterai alla nuova resina di attaccare su quella vecchia, andando a favorire per la formazione di un perfetto legame chimico. Procedendo come indicato, riuscirai ad ottenere un oggetto finale non solo bello e rispondente alle tue esigenze, ma anche molto robusto.
Se prima di procedere hai ulteriori dubbi, il consiglio è di contattare il produttore della tua resina e di chiedere un parere sulla fattibilità del progetto.