In questa guida spieghiamo come iniziare a dipingere con gli acquerelli.
Occorrente
Nella pittura ad acquarello il materiale si riduce alla carta, a un paio di pennelli, a pochi colori indispensabili e all’acqua pura. Molto importante è la scelta della carta da cui dipende la buona riuscita del dipinto.
La carta, liscia o ruvida che sia, dev’essere sempre bianchissima, solida e ben pressata perché se fosse assorbente come talune carte da disegno, i colori nell’asciugare risulterebbero più o meno opachi e talvolta anche macchiati. Si raccomanda quindi di acquistar sempre carta speciale per acquarelli, sia essa in blocchi o in fogli volanti, da ritagliare nel formato desiderato, dando comunque-:la preferenza a quella più pesante perché sostiene meglio le lavature. Le carte più leggere se non vengono stirate con cura su di un telaio o in apposita tavoletta, si contraggono a contatto dell’acqua formando bolle e avvallamenti che intralciano sempre l’esecuzione pittorica. In quanto alla granitura della carta occorre sceglierla a seconda del lavoro da eseguire e, in linea di massima, le carte lisce si adattano soprattutto per acquarellare motivi architettonici o per lavori in cui si richieda accuratezza di particolari come nelle miniature, mentre le carte più o meno ruvide si prestano meglio per dipingere bozzetti, impressioni dal vero e per qualsiasi lavoro di larga impostazione. Per le vostre esercitazioni potete usare della carta da acquarello di media granitura in blocchi non inferiori a cm. 24/32, oppure anche dei fogli volanti da ridurre nelle opportune dimensioni.
Dipingendo su fogli di una certa grandezza occorre provvedere alla normale stiratura incollando i margini su una tavoletta o su un telaio, poi, bagnata tutta la superficie con una morbida spugna, si lascia asciugare in modo che la carta abbia a tendersi perfettamente. Si tenga comunque presente che la carta, sia essa contenuta in blocco o incollata a cartoni o in fogli volanti, dev’essere sempre inumidita prima di applicarvi i colori. Usate per la bagnatura una piccola spugna, che imbevuta d’acqua eppoi compressa, si passa delicatamente su tutta la facciata da dipingere; quindi si lascia asciugare la carta quel tanto indispensabile affinché i colori non abbiano ad espandersi, cioè fino a quando la carta abbia perduto ogni lucentezza. Volendo far più presto si può applicare sulla superficie bagnata un foglio di carta assorbente e passarvi il palmo della mano perché l’eccesso di umidità sia subito assorbito. Quando si fa la bagnatura con la spugna non bisogna premere troppo, ma delicatamente in modo da non alterare la normale calandratura.
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I pennelli che meglio si adattano all’acquarello sono quelli di pelo di martora, di zibellino, di vajo e di morbida setola. Nelle vostre prime esercitazioni potete usare un pennello conico di martora N. 8 con una punta perfettamente uniforme ed aguzza, e un pennello più grosso a forma piatta di vajo o di pelo di bue per applicare larghi strati di colore, per fare delle lavature e per altri usi. In definitiva la grossezza e qualità dei pennelli’ va considerata in base al lavoro da eseguire, perciò per fare dei piccoli quadretti serviranno bene dei pennelli conici compresi nelle misure dal n. 3 al n. 6, mentre per quadri più grandi sarà appropriato l’uso di pennelli compresi dal n. 8 al n. 18. I pennelli debbono essere lavati e risciacquati spesso in acqua pulita durante l’esecuzione pittorica e al termine del lavoro, ben puliti, si pongono in un vaso, o recipiente adatto, con la punta rivolta verso l’alto. Quando un pennello comincia a sciuparsi, cioè se il pelo si arriccia o si divide in frammenti dopo averlo tuffato nell’acqua, è bene scartarlo non essendo più adatto al normale uso.
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Riguardo alla tavolozza non si possono fissare precise norme perché ciascuno man mano che acquista pratica è portato a scegliere quella che meglio si adatta alle proprie esigenze.
In genere si usano tavolozze di lamiera smaltata o di plastica di forme varie, con scodellini incavati, adatte specialmente per dipingere all’aperto, ma lavorando nello studio si usano di solito tavolozze di porcellana, o si può agevolmente ricorrere a un comune piatto da vivande od anche a una lastra di vetro posta sopra un foglio di carta bianca.
Riguardo ai colori indicherò nel corso delle esercitazioni quelli che di volta in volta necessitano, ma fin d’ora consiglio l’allievo all’acquisto-di colori molli in tubetti o solidi in scodellini. Pertanto è adesso indispensabile l’acquisto dei seguenti colori: terra di Siena naturale e bruciata, bleu di cobalto, seppia naturale, vermiglione, giallo di cadmio chiaro e scuro. Inoltre per esercitarsi con acquar-elli monocromi è necessario avere nello studio un inchiostro nero comune, o di China, e un inchiostro di seppia.
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ACQUARELLO MONOCROMO
Osservate le tavole 1 e 2. Nella prima è messa in evidenza una gradazione di colore dal tono più scuro al più chiaro mediante progressiva diluizione con acqua pura. Il colore usato è del seppia in tubetto, ma si può ottenere il medesimo effetto ricorrendo a dell’inchiostro di seppia. Si prepara il materiale nel dovuto ordine: un vaso o grosso bicchiere con acqua, un pennello conico di martora, un pennello piatto di vajo o di morbida setola, una piccola spugna, una bacinellina da acqua, un foglio di carta assorbente, la tavolozza o un comune piatto bianco, la carta da acquarello e del colore di seppia in tubetto, o se preferite dell’inchiostro di seppia.
Con la spugna imbevuta d’acqua e quindi compressa in modo da toglierne l’eccesso di liquido si inumidisce la carta e si lascia asciugare per il tempo necessario affinché applicando il colore questo non abbia a dilagare; comunque, per far più presto, si ricorre alla carta assorbente pressandola col palmo della mano su tutta la facciata.
Si prepara adesso il colore sulla tavolozza facendo separatamente tre diverse gradazioni. Si possono anche disporre le tre gradazioni in tre diversi scodellini. La prima gradazione viene preparata con una parte di colore e altrettanta acqua, la seconda con una parte della prima gradazione e altrettanta acqua e la terza con una parte della seconda gradazione con altrettanta acqua. Si pone allora la carta in blocco, o in foglio volante fissato a una tavoletta, su un piano leggermente inclinato in modo che il colore tenda a scorrere verso il basso.
Si applica la prima pennellata col colore più scuro, poi si sciacqua rapidamente il pennello, si intinge nella seconda tinta (tinta intermedia) e, lasciando un breve spazio dalla prima pennellata, si applica la seconda gradazione e allo stesso modo si farà con la terza gradazione. Volendo ottenere una gradazione continua, cioè una soffusione o lavatura come si suol dire, si dovrà imbibire il pennello nella tinta più scura e applicarne sulla carta una larga striscia orizzontale partendo da sinistra verso destra, quindi tuffare il pennello nell’acqua e applicare subito di seguito altra pennellata, tuffare ancora il pennello nell’acqua e aggiungere altra pennellata, e così di seguito fino a ottenere la gradazione più debole.
Si consiglia di ripetere più volte questo esercizio finché non si otterrà il miglior risultato. Saper fare delle buone soffusioni di colore è molto importante per poter poi dipingere cieli, acqua e altri particolari.
La tavola 2 rappresenta un motivo assai semplice: due pere tratteggiate a penna con inchiostro seppia e, con lo stesso inchiostro molto diluito con acqua, ombreggiate in modo da mettere in evidenza i valori chiaroscurali e quindi il volume. Non dovete però ricopiare esattamente lo stesso soggetto; anche in seguito evitate sempre di copiare i soggetti di volta in volta presentati, ma voi stessi dovete aver cura di mettere in posa sopra un tavolo delle frutta o degli oggetti di facile esecuzione; fatene un disegno sommario di contorno a penna, o se preferite a lapis, e dopo aver inumidita la carta nel modo già detto applicate l’acquarello ricercando le ombre, i mezzi toni e i chiari, lasciando scoperto il bianco della carta per le massime luci. Cercate fin da principio di sforzarvi di condurre il vostro lavoro con sempre crescente rapidità perché la tecnica dell’acquarello non ammette indugi, incertezze e modifiche di sorta.
Talvolta accade che il tratto a penna tenda ad espandersi nella carta inumidita, ebbene, non preoccupatevi per questo che non pregiudica affatto il lavoro, anzi non pochi acquarellisti preferiscono schizzare a penna il contorno di un motivo mentre la carta è discretamente umida onde ottenere anche nel tratteggio quel caratteristico senso di vaporosità e morbidezza che rendono più piacevole e interessante il dipinto.
Nell’acquarello monocromo, giova ripetere, fate tre gradazioni di tinta, una più scura per le ombre, una intermedia per i mezzi toni e una più chiara per le parti in luce; con la prima gradazione riempite le parti più in ombra, quindi lasciate asciugare un poco e applicate la tinta intermedia, fate asciugare ancora un poco e infine applicate la tinta più chiara, lasciando intatta la carta nei massimi chiari.
Potete anche seguire questo secondo metodo e cioè: applicate subito nella giusta intonazione le ombre, poi lavate il pannello e cercate di riprendere marginalmente la tinta sfumandola verso il chiaro, creando così un delicato passaggio dall’ombra alla luce. Quando si vuole ottenere una delicata soffusione di colore non si deve imbibire troppo il pennello d’acqua e, se è il caso, per togliere l’eccesso d’umidità dal pannello toccate marginalmente col medesimo un pezzo di carta assorbente.
Il pennello piatto è insostituibile volendo distendere larghi spazi di colore, inoltre con lo stesso, usandolo di costa, si possono agevolmente tracciare linee od altro, e molti acquarellisti usano proprio il pennello piatto e sufficientemente largo per eseguire qualsiasi dipinto.
ACQUARELLO MONOCROMO A BASE DI TERRA DI SIENA NATURALE
Considerate le tavole 3 e 4 e seguendo il procedimento esposto nel precedente capitolo fate tre gradazioni di colore, una più scura, una intermedia ed una più chiara ed esercitatevi tracciando col pennello, preferibilmente piatto, delle strisce orizzontali di circa tre centimetri d’altezza per cinque di lunghezza partendo dall’alto e tenendo la carta su di un piano inclinato. Fate inoltre delle soffusioni di colore cominciando col tracciare, usando il colore più scuro, una prima striscia orizzontale, poi tuffate il pennello nell’acqua e applicate una seconda striscia toccando marginalmente la prima, tuffate ancora il pennello nell’acqua e riprendendo marginalmente la seconda pennellata applicate la terza striscia; così facendo otterrete una perfetta gradazione di colore.
Prendete ora lo spunto dal terzo esempio per le vostre nuove esercitazioni. Come ho già detto evitate di ricopiare il modello presentato, ma schizzate voi stessi dei motivi di frutta od oggetti di semplice fattura e fatene degli acquarelli monocromi. Inumidite la carta e aspettate che abbia perduto il lucido della bagnatura, poi ricoprite nel giusto valore tonale le parti più in ombra, quindi tuffate il pennello nell’acqua e applicate le mezze tinte, e successivamente, dopo aver sciacquato il pennello e tolto l’eccesso d’acqua con della carta assorbente, sfumate il colore verso i chiari lasciando scoperto il bianco della carta nelle parti più in luce. Infine, se occorre, rafforzate con rapidi tocchi di pennello le parti più in ombra ed eventualmente ricercate qualche piccolo dettaglio.
Controllate sempre nel corso del lavoro il vostro dipinto col vero. Lavorate senza stancarvi. Da principio il metodo migliore è quello di esercitarsi ogni giorno per non più di un’ora. In seguito quando avrete acquistato maggior pratica potrete prolungare il tempo delle vostre sedute senza stancarvi troppo.
L’esecuzione dell’acquarello si avvale di due ben distinte maniere: « alla prima » o « pittura diretta » oppure « a velature » o « pittura indiretta ». Lavorando « alla prima » i colori debbono essere applicati subito, nel loro giusto valore tonale conforme al vero, perciò le ombre e quindi le tinte più scure devono essere messe prima delle mezze tinte e dei chiari. In effetti occorre precalcolare il colore nel giusto valore definitivo. Bisogna però tener conto che i colori nell’asciugare subiscono un leggero abbassamento di tono. Inoltre dipengendo « alla prima » occorre evitare di ritornare sulle stesse pennellate per non tormentare il colore rendendolo sordo e sporco.
Non è detto comunque che al termine del lavoro non si possa rafforzare un’ombra o fare delle piccole rifiniture, ma in tal caso occorre fare asciugare la pittura, poi inumidire leggermente la parte con pennello da acqua e provvedere infine ai necessari ritocchi. Nel secondo metodo, cioè « a velature », il colore definitivo viene ottenuto con più sovrapposizioni o veli di colore molto diluito. Per ogni nuova applicazione di colore occorre attendere che il precedente sia sufficientemente asciutto prima di rafforzarlo con altra sovrapposizione, o velatura.
Quale dei due metodi è il migliore? Una risposta categorica non è possibile dare in quanto ciascuno è portato istintivamente a preferire l’una o l’altra tecnica, ma i migliori acquarellisti usano di solito il metodo di pittura diretto per ottenere una pittura caratterizzata da una maggior spontanea vivacità e delicatezza.
ACQUARELLO MONOCROMO A BASE DI INCHIOSTRO NERO
Insistiamo ancora nell’acquarello monocromo perché è di grande utilità per il principiante non solo per acquistare una buona pratica nel maneggio del pennello, ma anche per approfondirsi nel chiaroscuro. In particolare si raccomanda di usare dei comuni inchiosti o dell’inchiostro di China con cui si possono ottenere più vivaci effetti chiaroscurali.
Da prima esercitatevi col fare delle gradazioni di tinte e delle lavature, poi ombreggiate i vostri motivi preferiti. Osservate la tavola 9, è un motivo assai semplice e quindi di facile esecuzione: due limoni e un piccolo candeliere di ceramica. La tinteggiatura a inchiostro di China, molto diluito con acqua, è stata condotta in due tempi; da prima è stata applicata una leggera impronta con tinta molto diluita e successivamente sono stati rafforzati mezzitoni e ombre, lasciando scoperto il bianco della carta per rendere i massimi chiari. Il piano e il fondo sono stati tinteggiati da ultimo.
La tavola 10 è un facile motivo di « marina » ricavato da uno schizzo preso sul vero. In questo caso acquarellando alla prima con del comune inchiostro nero è stata subito delimitata la striscia di mare, poi la parte più scura del capanno, le barche e la spiaggia in primo piano, e in un secondo tempo sono state applicate le mezze tinte e il cielo.
Mettete anche voi in posa degli oggetti illuminati da un’unica sorgente luminosa, desegnateli schematicamente con un leggero tratto a penna e fate il vostro acquarello monocromo lavorando alla prima o a velature. Acquarellate inoltre dei paesaggi ricavati dai vostri schizzi sul vero.
L’inchiostro, ripeto, dev’essere sempre più o meno allungato con acqua, anche per coprire le parti più in ombra. Mettete in uno scodellino una pennellata d’inchiostro e aggiungetevi qualche pennellata d’acqua e da questa diluizione, aggiungendo ancora acqua, fate altre gradazioni necessarie.
ACQUARELLO MONOCROMO A BASE DI INCHIOSTRO DI SEPPIA
L’uso dell’inchiostro di seppia allungato con acqua è molto indicato per ottenere una calda atmosfera al dipinto come si può notare nella tavola 13. Intonazioni più o meno fredde si otterranno acquarellando con inchiostro bleu come in tav. 14. Le macchiette sono sempre degli argomenti interessanti per i pittori; recatevi perciò anche voi nei luoghi dove potete trovare dei buoni soggetti: al mercato, nei rioni, al mare, o altrove.
Portate un taccuino da disegno e una matita, od anche una penna stilografica, e cercate di fissare con pochi tratti persone isolate o a gruppi, ferme o in movimento. Prendendo spunto dalle tavole 15, 16 e 17 potete anche voi scegliere nella quiete del vostro studio, i soggetti più interessanti e con acquarello monocromo caratterizzarli meglio nella loro spontaneità.
Nei motivi architettonici l’acquarello monocromo si rende talvolta indispensabile per poter meglio caratterizzare un insieme
o un particolare. Nelle tavole 20 e 21 è riprodotto con tratto a penna e a macchia d’inchiostro uno studio architettonico ricavato da un bozzetto di Francesco Guardi. Gli architetti, gli scenografi e i decoratori usano spesso l’acquarello monocromo (acquarello del disegnatore) per rendere più vivaci, espressive e interessanti le loro creazioni.
A DUE COLORI
Dipingere con due colori può offrire la possibilità di ottenere degli effetti pittorici molto interessanti. Il « vaso con rose » di cui alla tavola 23 è stato dipinto con del bleu di cobalto e terra di Siena bruciata. Ho voluto far prevalere un’atmosfera calda usando più terra di Siena bruciata che bleu, mentre ovviamente volendo ottenere una più o meno atmosfera fredda avrei dovuto aumentare il bleu in rapporto della terra di Siena bruciata che è un colore di calda intonazione.
Lavorando « a macchia » intervallate le pennellate in modo da lasciare piccoli spazi bianchi per rendere più fresco e arioso il dipinto. Nella tavola anzidetta potete notare delle « gocciolature » specialmente nella parte inferiore di alcune foglie e nel vaso, inoltre in alcune parti sono evidenti delle « lavature » che, a causa dell’umidità della carta si sono dilatate oltre il contorno del disegno.
Osservate ora la tavola 25 per la quale sono stati usati del bleu di cobalto chiaro e giallo di cadmio chiaro. Mettete dunque anche voi in posa oggetti e frutta ed esercitatevi con due colori.
Desidero ancora ricordarvi che qualsiasi oggetto può essere una efficace sorgente d’ispirazione e il migliore pretesto per mettere in evidenza la propria personalità. Occorre scegliere i soggetti più semplici e assimilabili per riuscire a fare sempre meglio. In pittura più la linea è semplice e unitaria e più il colore è puro più vera ed espressiva risulterà l’opera d’arte.
A TRE COLORI
Avendo fatto una certa esperienza con due colori possiamo usare nelle nuove esercitazioni tre colori. Iniziate a dipingere i vostri motivi con del bleu di cobalto, terra di Siena bruciata e giallo cadmio, oppure con ocra gialla, rosso indiano e terra d’ombra bruciata. L’esempio di paesaggio riprodotto nella tavola 29 è stato dipinto con del giallo cadmio scuro, bleu di cobalto e terra di Siena bruciata.
Procedimento: 1) disegno schematico, 2) bagnatura della carta e prima impronta con tinte molto diluite del fogliame, del terreno e ombreggiatura degli alberi 3) fare asciugare, quindi inumidire leggermente di nuovo la carta con pennellessa morbida
4) rafforzare le ombre dei tronchi, della massa degli alberi e del terreno e dipingere il cielo con bleu di cobalto molto diluito;
5) apportare tutte le necessarie rifiniture prima che la carta sia del tutto asciutta.
COLORI FONDAMENTALI: IL GIALLO, IL ROSSO E IL BLEU
Con questi tre colori teoricamente si dovrebbe essere in grado di dipingere qualsiasi quadro; infatti mescolando in parti eguali due colori fondamentali, o primari, si ottengono i secondari, e cioè il violetto col rosso e il bleu, l’arancione col giallo e il rosso, il verde col bleu e il giallo. Intonazioni intermedie si ottengono aumentando la dose di un colore rispetto ad un altro; ad esempio usando più giallo e meno bleu si ottiene il giallo-verdastro, usando più bleu e meno rosso si ottiene il bleu violetto e così via. Osservate la tavola 30 e anche voi esercitatevi a fare delle mescolanze componendo le più svariate gradazioni di tinte. Prendendo poi lo spunto dalla tavola 31 dipingete delle nature morte e dei motivi paesaggistici ricavati da schizzi presi sul vero.
TAVOLOZZA COMPLETA.
Dopo aver fatto una discreta pratica con i colori fondamentali potete cominciare a lavorare con la tavolozza completa. Nella tabellina a parte indico quei colori che potete acquistare per dipingere agevolmente qualsiasi quadro. I colori che userete di volta in volta li disporrete nella tavolozza con un certo ordine mettendo i colori più delicati da una parte e i bruni e le terre da un’altra, lasciando un largo spazio per fare le dovute mescolanze.
Brevi note sull’uso dei colori indicati nella tavola 32
Il giallo limone, insostituibile per la sua particolare intonazione, è molto adatto per schiarire il verde smeraldo ed altri verdi.
Il giallo di cadmio chiaro è un giallo brillante inalterabile e molto indicato nelle mescolanze col bleu di cobalto e il bleu di Prussia da cui si ottengono bellissime gradazioni di verde.
Il giallo di cadmio scuro, insostituibile per la sua calda intonazione dorata, rende, con opportune mescolanze col bianco, luminosi effetti di luce sulle strade di campagna e sulle case illuminate dal sole.
Il giallo arancio, le ocre e le terre gialle sono indispensabili per dipingere paesaggi autunnali, strade e rocce in pieno sole.
Con il vermiglione e il rosso di cadmio si ottengono, con opportune diluizioni col bianco, tutte le gradazioni di rosa. Con il rosso e il bleu di cobalto o con l’oltremare si ottengono i viola.
La lacca di garanza è molto utile non solo per ottenere determinate gradazioni rosa-violacee col bianco, ma mescolata con l’oltremare offre le più intense tinte scure.
La terra di Siena bruciata, di un bellissimo rosso cupo, è insostituibile per ottenere innumerevoli effetti pittorici.
Il bleu di Prussia è molto usato nell’acquarello per dipingere cieli e acqua.
Il verde Veronese è insostituibile per la sua gamma fresca e luminosa e, usato in mescolanza col bianco, offre le più apprezzate gradazioni verde-mare e verde-malva.
Il bleu oltremare è un azzurro molto stabile con tendenza più o meno violacea ed è molto utile per dipingere cieli e acque e per determinare talune ombre azzurrine; mescolato col rosso o con la terra di Siena bruciata offre le più svariate gradazioni di tinte scure.
I colori più trasparenti e quindi i più adatti alle velature sono: la lacca, il bleu di Prussia la gommagutta, l’indaco, il verde Veronese, l’oltremare, il verde smeraldo, la terra d’ombra ed anche il bruno Van Dyck, mentre i gialli di cadmio, il carminio, il bleu di cobalto, le ocre gialle e rosse e le terre in genere sono colori più coprenti e meno adatti per fare delle velature.
Avendo ciascuno una propria personalità e buon gusto non credo opportuno indicare quali siano i colori da usare per dipingere determinati motivi pittorici. Il volenteroso stesso, dopo avere fatto un poco di pratica con i colori, istintivamente sarà portato a scegliere quelli più adatti ad ottenere le necessarie mescolanze per dipingere paesaggi, nature morte e figure.
Le riproduzioni di acquarelli a tutta tavolozza siano per voi un incoraggiante sprone al vostro proficuo lavoro. Osservate sul vero i colori e fissateli bene nella mente e nell’esecuzione pratica cercate sempre di creare la più armoniosa atmosfera.
Lavorate con larghezza e spontaneità. Non siate mai leziosi. Quando schizzate dal vero un paesaggio fate anche delle annotazioni marginali sui colori riscontrati nella realtà, in modo da ricordare meglio quando vorrete dipingere nello studio il vostro quadretto.
Nell’esecuzione pittorica cercate di precalcolare il giusto valore tonale di un colore o di una tinta per ottenere degli apprezzabili risultati di rilievo e di prospettiva. Uno stesso colore può avere toni diversi secondo che sarà applicato in gradazione più chiara o più scura, mentre due colori diversi potranno avere la stessa intonazione se saranno di eguale intensità cromatica, cioè ambedue ugualmente chiari o scuri.
Nella pratica occorre abituarsi fin dall’inizio a fare il più possibile uso di colori puri, perché la pittura offra l’aspetto più vivo e conforme al vero, mentre, al contrario, le troppe mescolanze rendono il dipinto più smorto e falso. Un’altra raccomandazione: non preoccupatevi mai troppo di ricercare il « bel soggetto » ovvia tendenza del principiante, ma, al contrario, guardate sempre all’essenziale, sfrondando il motivo dei particolari di cui si può fare a meno. Siate semplici e coerenti. E abituatevi ogni giorno di più alla rapidità d’esecuzione, alla più franca spontaneità.
Nelle vostre nuove esercitazioni non limitatevi all’uso di fogli di carta ridotti alle stesse dimensioni, ma abituatevi a lavorare anche su più vaste superfici e in tal caso usate dei pennelli più grossi. Recatevi qualche volta sul vero con pennelli e colori e dipingete dei piccoli bozzetti che vi saranno molto utili per sviluppare poi nella quiete dello studio dei quadri di più ampio respiro.
L’osservazione attenta del vero, ripeto, è di capitale importanza per il pittore. Ricercate subito il colore predominante: il rosso di un tramonto, il verde del bosco, il grigio-azzurro del cielo, osservate come tutto rimane influenzato dal colore predominante. Solo a questo modo riuscirete a creare la giusta atmosfera nel vostro dipinto armonizzando i colori nel modo migliore. Guardate innanzitutto all’effetto generale e mentre lavorate scostatevi a intervalli dal dipinto e guardatelo con gli occhi socchiusi, lo vedrete meglio.
Considerate adesso la tavola 34. I fiori sono stati dipinti con soffusioni di lacca di garanza molto acquosa e le parti in ombra con leggere macchie d’indaco, mentre per le foglie è stato usato del verde smeraldo e indaco lasciando degli spazi bianchi per ottenere uno stacco tra fiori e foglie apportando al piccolo dipinto una maggior freschezza.
La tavola 35, vaso con rose, è stata acquarellata usando del rosso garanza chiaro, verde smeraldo, bruno Van Dyck, oltremare bleu e gommagutta.
Procedimento: dopo la normale bagnatura della carta sono state dipinte le foglie usando del verde con piccole parti di bruno e successivamente con oltremare e garanza l’ombra del vaso, quindi l’ombra del vaso sul piano con oltremare mescolato a una piccola parte di rosso garanza, inoltre con rosso più o meno diluito sono state dipinte le rose lasciando scoperta la carta nelle parti più in luce, con una leggera velatura di bleu è stato rifinito il vaso lasciando scoperta la carta nella parte di maggior rilievo; il fondo è stato acquarellato da ultimo con una leggera lavatura di gommagutta. Essendo la carta ancora leggermente umida sono stati dati gli ultimi ritocchi alle rose, alle foglie e al vaso.