Un saggio sulla profondità da Pam Coulter Blehert
Ma come ha fatto l’artista, viene da esclamare, osservando un vasto panorama di un paesaggio o la modellazione che dà profondità al viso del ritratto o la natura morta dipinta in due dimensioni.
C’è qualcosa di magico che sembra separare gli artisti da quelli che non si reputano tali. Naturalmente il pittore ha imparato a usare molti strumenti, sia fisici come i pennelli, i pigmenti e molto altri, sia mentali, come ad esempio la conoscenza di alcune delle regole e convenzioni per trasmettere l’illusione di profondità.
Che tu sia un artista o un illustratore, la comprensione di come questa illusione possa essere creata può aiutarti a capire cio che si vede in un dipinto e come è possibile ottenere risultati simili.
La maggioranza delle persone ha perlomeno una minima familiarità con il concetto di “prospettiva lineare”, anche se di solito non ricordano o non hanno idea di come funziona. La prospettiva consiste nell’uso di determinati dispositivi geometrici per creare l’illusione della profondità sul piano di una immagine piatta. Per esempio, due linee che si avvicinino tra loro (i due lati di una strada) possono essere usate per indicare due linee parallele, che si allontanano verso l’orizzonte abbandonando lo spettatore.
Una semplice prospettiva ad un punto parte dal concetto che esista una linea di orizzonte e che il “punto di fuga” su cui far convergere le linee parallele che vanno verso questa linea si trovi su di essa, a volte proprio di fronte allo spettatore, un po come in certi film americani con quelle autostrade nel deserto piatto e assolato che vanno verso ‘orizzonte.
Si può giocare con quel punto di vista assumendo che lo spettatore sia sopra l’orizzonte (vista di un gigante) o sotto di esso (vista della formica). La prospettiva di due punti ci guida nel rendering di oggetti che hanno due lati visibili (righe di case o interni, per esempio).
La prospettiva lineare è il mezzo più noto per simulare la profondità ed è particolarmente utile per l’interior design e il disegno architettonico, essa è comunque solo uno dei molti mezzi utili per esplorare e suggerire la profondità su una superficie piana. Tutti gli altri mezzi per creare la percezione della profondità che un pittore può utilizzare per dare il senso della profondita, usati tutti insieme sono talvolta denominati prospettiva aerea.
Si potrebbe dire che nella pittura, ci sono tre ambiti fondamentali: valore, colore e composizione. Ciascuna di queste aree ha determinati attributi che possono migliorare o distruggere la sensazione di profondità in un dipinto.
Il valore ha a che vedere con le variazioni in luce e oscurità. (potremmo parlare di una “scala di grigi.”) Questo valore può essere utilizzato anche come un fattore per creare l’illusione della profondità.
Il colore è la seconda risorsa che si può mettere in gioco. Parlando di colore si parla di valore, la parola valore deriva da una radice che significa “forza.” Il Giallo, per esempio, ha un valore molto più leggero, o forza, del blu. Inoltre, il colore viene definito da tonalità e saturazione. Tutti questi attributi possono essere utilizzati per dare l’illusione della profondità.
Le numerose e varie teorie della composizione attraverso i secoli, fondamentalmente condensano le nozioni derivate dall’esperienza degli artisti su cosa “cucinare insieme” per ottenere il risultato. Ci sono inoltre molti mezzi compositivi che contribuiscono all’illusione di profondità. Per orientarci possiamo affrontare tutti i vari mezzi, uno per uno, suddividendoli in categorie di valore, colore e composizione.
L’uso del valore chiaroscuro per ottenere la profondità
Il valore di chiaroscuro può essere utilizzato come strumento prospettico assegnando aree di buio e di luce ai piani spaziali (per esempio andando da molto scuro alla luce chiarissima via via che ci allontaniamo o viceversa.) Guardando un paesaggio da un punto panoramico, magari può succedere di osservare come gli alberi più vicini siano piuttosto scuri. Via via l’occhio si avvia in distanza si può vedere che i valori schiariscono sempre di più, diventino sempre più leggeri fino a riuscire a mala pena a distinguere un intervallo da un altro o i valori più distanti dal cielo.
Il valore può essere utilizzato anche assegnando arbitrariamente bande di luce e buio che si inseguono in distanza attraverso il piano immagine. Questo metodo funziona bene nei disegni a penna e inchiostro o nelle incisioni. Per esempio, nel tardo pomeriggio, chi non ha visto una fila di alberi, che gettano ombre lunghe attraverso una strada? Le bande di luce e buio dividono il piano dell’immagine scandendo l’allontanarsi del terreno fino allo sfondo.
Definire la profondità grazie al colore
Il colore ha tre qualità che possono essere usate per rendere la profondità: valore, tonalità e saturazione. Se nella precedente discussione sul valore aggiungete un elemento di colore, anche di colore monocromatico, avete una idea di come il valore del colore possa giocare il suo ruolo come strumento organizzativo nella percezione della distanza.
La tonalità è indicata dal nome del colore. Risulta essere quell’attributo con cui distinguiamo rosso dal blu. Le tonalità primarie nelle miscele di colore sottrattive sono rosso, giallo e blu. Se organizziamo tutte le sfumature in una “ruota dei colori” – inserendo tre colori primari sulla circonferenza in tre punti equidistanti – e poi sfumiamo andando da colore a colore intorno alla ruota (facendo rosso sfumare il rosso nel giallo attraverso tutti i gradi di arancione ecc), Potremo scoprire che un lato della ruota si presenterà con colori “più caldi” mentre l’altro lato risulterà ”più fresco”. Un lato è anche intrinsecamente più scuro, e questo è anche un fattore importante quando si utilizza il colore.
Nella percezione della profondità, la visione umana legge i colori caldi (rosso, arancione, giallo, giallo-verde) come più vicini e i colori freddi (blu, viola blu-verde) come più distanti. È da notare che di fronte a un panorama di campi che si perdono in lontananza, pur se è ancora possibile intravvedere del rosso su un tetto, anche in distanza, in generale gli elementi del paesaggio avranno tutti colori che tendono al blu, mentre gli oggetti più vicini risulteranno più luminosi e con toni più caldi.
Il terzo attributo principale del colore è la saturazione. In pratica un colore si può dire saturo quando è alla sua massima potenza, quando il pigmento di quel colore è totalmente puro, al massimo della sua “potenza coloristica”. L’esempio più semplice che si possa fare è con l’acquerello. Se si prende un tubo di acquerello e si spreme un po’ di colore su un piatto, quindi carico un pennello con il colore pieno senza aggiungere acqua, avrò generalmente un colore completamente saturo. Gli unici casi in cui questo non avviene è quando al pigmento è stato aggiunto del bianco, come nel caso del blu ceruleo.
Se al colore iniziamo ad aggiungere acqua prima di stenderlo sulla carta, ecco che all’aumentare della percentuale di acqua il colore, lasciando trasparire il bianco della carta si presenterà meno saturo. I colori più saturi vengono percepiti dalla nostra mente come più vicini rispetto a quelli meno saturi.
Un altro aspetto della saturazione è neutralità. Diamo un’altra occhiata alla ruota dei colori, ogni colore primario ha un colore secondario di fronte. Se si mescolano il colore primario con il suo secondario, si possono ottenere una serie di colori fangosi una gamma di colori neutrali tra i due colori complementari. Se umn colore fangoso o intermedio contiene più rosso che verde, il neutro sarà più marrone che grigio; Viceversa con più verde che rosso risulterà un grigio più freddo del marrone ottenuto prima. Curiosamente, miscele calde neutrali, come ad esempio il marrone vengono “lette” come più vicine rispetto a quelle più tendenti al grigio freddo, provare per credere.